MAX MARTINS
(1926-2008)
DA
PARA TER ONDE IR
( Per aver dove andare )
Il calderone
Ai sessanta anni-sogno della tua vita (porte
che si aprono e chiudono
chiudono e aprono
corrose)
fa’ bollire
il grasso e le unghie delle parole
il suo liquore ombroso, i tuoi rimorsi-peli
Fa’ bollire
e rovescia il brodo, infrangi il calderone
sotterra
il tuo fagiano di giada del futuro
il tuo tenero osso del passato
Adesso che il legno e il fuoco di nuovo si combinano
e il nemico nº1 non ti scorge più
o se ne va
spazza la tua capanna e esponi al sole la tua lingua
la tua speranza timida
la tigre della Corea della parete
Adesso é lecito prendere la concubina
e spettinare nel letto la luna scura, l’ideogramma
Dopo la conclusione
Per molti anni ho camminato con i tuoi consigli
Con ciò che sei stato ( e sei)
con le tue scarpe
– l’acqua sul fuoco, la pietra delle parole
Da dove verrà ora il pane del sabato ?
E questo fiume sporco
la coda della volpe
dov’è che va?
Per chi si chiude adesso la porta oltrepassata
– Per il mio ritorno?